Da dove arriva il nome Mangiabèn?
Le origini di questo nome risalgono indietro nel tempo, agli inizi del secolo scorso, e vanno ricercate in un paesino delle Alpi Liguri, nell’entroterra della provincia di Imperia: Cosio d’Arroscia.
Come in tutte le piccole comunità rurali accadeva che sia i nomi che i cognomi fossero spesso uguali e che si creassero quindi molti casi di omonimia. Per questa ragione ogni famiglia aveva il suo soprannome, nato ad un certo punto della storia, a causa di un fatto accaduto alla famiglia o ad una caratteristica fisica o di un mestiere che si tramandava in essa con le generazioni. Nel caso della mia famiglia il soprannome Mangiabèn ebbe inizio con il mio bisnonno che di nome faceva, come molti altri in paese, Pietro Gastaldi. Anche nella semplicità della vita di un paesino di montagna le famiglie si distinguevano per possedimenti e ceto. Il mio bisnonno era molto povero e la sua cattiva abitudine di “alzare il gomito” non gli facilitava certo la vita. Non ho mai saputo se fosse l’alcool che gli impediva di lavorare per migliorare la sua situazione o se fosse la sua situazione che lo avesse condotto all’alcool. Fatto sta che la povertà e la semplicità della mia famiglia di origine l’ho potuta riscontrare io stessa a distanza di più di un secolo, semplicemente constatando quanto minuscola e umile sia la casa che ho ereditato, quanto parcellizzati e inservibili e di scarso valore i terreni, lontani dal centro abitato, perloppiù boschi cedui. Nessun orto vicino alla casa, nessun spazio esterno di pertinenza. Sicuramente le ristrettezze lo portarono a cedere a destra e a sinistra i suoi ancorché piccoli possedimenti, e in paese c’era chi sapeva ben approfittarsene. Da racconti tramandati oralmente e giunti a me dalla voce di mia madre, si narrava che il povero nonno fosse costretto a lavarsi al trogolo della piazza quando già molte famiglie avevano l’acqua corrente in casa. Che la sera, ubriaco, se ne stesse appeso ai legni del piccolo ballatoio in cima alla scala, che dalla cucina al piano terra conduceva alla camera da letto, e che restasse lì fermo a guardare la linea dei monti sperso nei fumi della bevuta. E se qualcuno, passando, gli chiedeva cosa stesse facendo lui rispondeva “sto aspettando che il letto mi passi davanti”. Ma la storia narra che in un giorno di festa (quale festa non mi è stato possibile sapere) venne organizzata una singolare gara: chi mangiava tutto ciò che la tavolata in piazza offriva senza mai ridere delle battute e dei lazzi scherzosi appositamente preparati allo scopo, avrebbe avuto il pranzo gratuito. E Pietro vinse. Sarà stata la fame o il fatto che la vita lo aveva bastonato abbastanza da non farlo più ridere nemmeno in un giorno di festa, chissà. Da quel giorno egli venne detto Pé de Mangiabèn e questo nomignolo si è appiccicato alla mia famiglia ed è giunto fino a me che sono Anna, di Rosa, di Pierina, di Pé de Mangiabèn.


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