Origano, sapore antico
Quando entro nella mia casetta di Cosio, oltre a profumo di legno si sente profumo dell’origano, posto sotto le travi del tetto della veranda ad essiccare. Oggi la veranda è chiusa da una parete finestrata: ai tempi del mio bisnonno Pè, era un semplice ballatoio, aperto ma abbastanza rientrante da rimanere comunque protetto dai venti e dalla pioggia. In estate la sua esposizione in pieno sud la rendono luminosa e calda, dall’alba al tramonto. È il luogo ideale per una perfetta essiccazione dell’origano e delle altre erbe di montagna che raccogliamo.
Il profumo di origano appeso ad essiccare ha avvolto la mia vita da sempre. Tutti in paese lo raccoglievano e lo legavano in mazzetti appesi a testa in giù nei ballatoi delle case. Non se ne prendeva molto, solo quello giusto per un utilizzo personale familiare: durante l’inverno questa erba antica conferiva ai piatti un sapore che ricordava i bei giorni caldi della breve estate alpina e li arricchiva di preziosi nutrienti. Come il fieno raccolto nella bella stagione per nutrire il bestiame durante i rigori dell’inverno, così l’origano, assieme alle castagne e al poco grano era l’oro messo da parte per superare i mesi freddi. Allo stesso modo lo avrà senza dubbio raccolto la mia bisnonna Francesca mentre andava sui pascoli con le bestie o a fare la fienagione. Lo raccoglievano mia nonna Piera e mia mamma quando da Genova tornavano al paese per passarvi l’estate e questa raccolta mia madre l’ha tramandata a me e mia sorella. L’origano spontaneo infatti deve essere colto in modo saggio e sapiente. Si prendono solo gli steli nel pieno della fioritura badando bene di non strapparli via dalle radici ma piegando il fusticino al punto giusto e spezzandolo poi con un gesto deciso delle dita. La raccolta prevede di tornare a cercarlo in momenti diversi per cogliere sempre l’erba nel momento di massima fioritura. La nascita dell’origano selvatico soggiace all’andamento climatico delle stagioni e non tutti gli anni sono uguali, dipende dalla pioggia, dalla temperatura e da tanti altri fattori. Fatto sta che esso nasce più o meno sempre negli stessi luoghi, un po’ come i funghi, e se lo si rispetta e lo si raccoglie nel modo giusto e non avidamente, lo si ritroverà tutti gli anni lì pronto ad aspettarci. Perchè come tutte le raccolte di erbe e prodotti spontanei anche questa non deve essere condotta distrattamente o con l’atteggiamento di rapina che spesso contraddistingue l’atto umano nei confronti della natura: recitare un ringraziamento allo spirito della montagna, per questa delizia inestimabile di cui ci fa dono e sapersi fermare per lasciare agli insetti impollinatori la loro parte, ci ripagherà con abbondanti raccolti in futuro.



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